mercoledì 20 aprile 2011

Savigny e l'Università

Se trovate testi sulla riforma universitaria di von Humboldt e sul contributo di Savigny al riassetto delle università tedesche inserite commenti a questo post.

Savigny sistematico

La sistematica del diritto romano attuale fonda la grande dottrina della pandettistica, fondata sui concetti. Una critica satirica di questa corrente si trova un un opuscolo di Rudolf Jhering, tradotto in italiano con il titolo "Serio e faceto nella giurisprudenza". Potete cercarlo, e potete cercare anche altri testi intorno alle origini savignyane della pandettistica.

Savigny storico

La scuola storica nasce intorno allo studio storico delle fonti del diritto romano e alla storia della "letteratura" giuridica medievale. Se trovate spunti interessanti intorno alla figura di Savigny come storico aggiungete commenti a questo post.

martedì 19 aprile 2011

Dal Regno di Sardegna al Regno d'Italia: lo "Statuto albertino"

Con il Proclama dell'8 febbraio 1848, Carlo Alberto, re di Sardegna, comunicò ai suoi sudditi la decisione di concedere "uno Statuto fondamentale per istabilire nei nostri Stati un compiuto sistema di governo rappresentativo". In 14 articoli egli indicò le "basi" su cui avrebbe fondato il sistema costituzionale (le basi sono ripubblicate nel vostro libro di testo). Il successivo 14 marzo pubblicò lo Statuto.
Potete svolgere qualche osservazione su alcuni articoli delle "basi", e confrontarli con il testo dello Statuto, o anche ricercarne le "origini", nei testi costituzionali ai quali si ispirarono i redattori del Consiglio di Conferenza (ma anche nelle leggi fondamentali del Regno, e nei princìpi cardine del moderno costituzionalismo).
La dottrina di diritto pubblico ha molto dibattuto (e continua a dibattere) sui c.d. "caratteri" dello Statuto albertino, giungendo spesso a conclusioni discordanti. Qualcuno potrebbe provare a riassumere queste posizioni. Naturalmente potete chiedere delucidazioni sugli aspetti meno chiari.

I "Discorsi" del conte Sclopis e la polemica sulla codificazione

Tra il 1833 e il 1835 Federigo Sclopis pronunciò all'Accademia delle Scienze di Torino, alla presenza del re, i Discorsi sulla legislazione civile. Il giovane magistrato sosteneva la assoluta necessità della codificazione civile, contro coloro che a corte vedevano nel codice il "cavallo di Troia" per l'ingresso di pericolose idee liberali. Ma soprattutto i Discorsi si rivolgevano a quella parte della cultura giuridica subalpina che guardava con interesse e favore alle idee del Savigny, e all'anticodicismo della scienza giuridica tedesca. Qualche studente potrebbe ricercare i testi dei "Discorsi" (sono stati ripubblicati pochi anni fa dal prof. Gian Savino Pene Vidari) ed estrapolare le specifiche argomentazioni addotte dallo Sclopis, che dovettero essere assai convincenti, se è vero che contribuirono decisivamente alla ripresa dei lavori legislativi, e alla promulgazione del "Codice civile di S.M. il Re di Sardegna (il c.d. codice civile "albertino") del 1837.
Questo episodio rientra nella più ampia "polemica sulla codificazione" che investì il mondo giuridico europeo del primo XIX secolo. Oltre la celeberrima contrapposizione tra il Savigny e il Thibaut in Germania (sulla quale si tornerà), vanno ricordate le battaglie del giurista e filosofo inglese Jeremy Bentham, che cercò di esportare la codificazione anche nelle Americhe (chi legge l'inglese può trovare sul web i Papers on codification, del 1817).

martedì 12 aprile 2011

L’Italia di fronte al code Napoléon

Sia nei territori italiani annessi all'Impero francese, sia nei due Stati satellite di Milano e Napoli entrò in vigore il code Napoléon. Si rivelò vano il tentativo di alcuni giuristi italiani di introdurre dei "correttivi"al testo del 1804 all'atto della sua estensione alla penisola. Alcune norme del diritto di famiglia e successorio (matrimonio civile, istituto divorzile, comunione dei beni tra coniugi, parificazione successoria tra maschi e femmine) apparivano in contrasto con il tradizionale assetto di antico regime della famiglia italiana. Dopo il 1814 negli Stati italiani che decisero di conservare il sitema "a codice" sperimentato durante il periodo napoleonico, si ripropose lo stesso problema dell'adattamento del "code", e di alcuni suoi istituti in particolare, alla realtà italiana. Potete approfondire alcuni di questi aspetti, e naturalmente indicare se ci sono questioni non completamente chiare.

venerdì 8 aprile 2011

Le proprietà collettive nella discussione dell'Ottocento

Eleonora Fardellotti ha preparato una sintesi interessante partendo dal libro di Grossi Un altro modo di possedere, che vi avevo segnalato, ed arricchendolo con altre letture. Il testo è lungo sette pagine, perciò non posso inserirlo nel blog. Chi fosse interessato può chiederlo a lei: eleonorafardellotti@libero.it

martedì 5 aprile 2011

L'eversione della feudalità

I processi di superamento della feudalità si scontrano in Europa con i diritti consolidati di ceti sociali importanti che tendono a tutelarsi. Il caso della Commissione Feudale del Regno di Napoli è emblematico

Dal "droit intermédiaire" al "code Napoléon"

I rapporti tra diritto rivoluzionario e code civil sono stati oggetto di molti studi negli ultimi anni, anche sotto la spinta delle celebrazioni del bicentenario della Rivoluzione francese. Gli storici del diritto hanno riportato alla luce l'eredità rivoluzionaria che ha condizionato la stesura del testo del 1804. Abbiamo visto nel precedente "post" il pensiero di Halpérin (oltre al saggio citato, va considerata la monografia L'impossible code civil, del 1992). Stefano Solimano, nella monografia Verso il Code Napoléon (pubblicata nel 1998) ha rintracciato le radici del codice del 1804 nel periodo termidoriano (1795-1799), ridimensionando la svolta del 18 brumaio anno VIII (data del colpo di Stato, novembre 1799) e quindi il ruolo del primo Console e dei suoi quattro artisans (Tronchet, Portalis, Maleville, Bigot de Préameneu). La storiografia dell'Ottocento — afferma il Solimano — esaltava nel Brumaio la cesura "che separava distintamente l'incompiuto (gli sforzi, falliti, per la codificazione) dal compiuto (il Code civil)" (p. 3). All'origine di questa versione dei fatti (il codice come frattura, dovuta all'opera dell'Empereur) fu proprio la volontà autocelebrativa di Napoleone, funzionale al suo disegno dispotico. Nel file di Eleonora Fardellotti, che vi è stato inviato in posta elttronica, trovate schematizzate le principali realizzazioni, le "leggi eversive" e la menzione dei progetti elaborati dalla rivoluzione, che costituiscono la necessaria premessa alla discussione. Si segnala anche la sintetica voce di Natalino Irti, Legislazione e codificazione (scritta per l'Enciclopedia delle scienze sociali, ma pubblicata anche in Id., Codice civile e società politica, del 1995) per la chiarezza logica ed espositiva con cui affronta le tematiche, e l'evidenza che dà nel paragrafo Codice e rivoluzione (§ 5), e nei successivi, al ruolo di mediazione tecnica cui furono progressivamente chiamati i giuristi in Francia, senza i quali "un codice né si concepisce, né si elabora". Il testo offre altri spunti problematici meritevoli di attenzione e discussione.